A volte pensiamo di dover andare fuori dai confini nazionali per trovare luoghi insoliti, particolari e unici nel loro genere. Il più delle volte, capita che siano sotto i nostri occhi e neanche ce ne accorgiamo.
In questo articolo voglio parlarti di Casamassima, un paese nella provincia di Bari conosciuto in tutto il mondo come il ‘paese azzurro d’Italia’.
Per me è si è trattata di una bellissima scoperta. Un piccolo paese di impronta medievale, dai colori e caratteristiche orientali, a due passi da casa.
È stato il pittore milanese Vittorio Viviani, negli anni sessanta, a ribattezzare Casamassima con il titolo di “paese azzurro”.
Vivarini rimase così colpito dalle tante sfumature presenti nel cuore della parte antica del paese che decise di immortalarle nelle sue opere.
Ma perché Casamassima è dipinta di azzurro?
L’azzurro di Casamassima
La storia dell’utilizzo del colore azzurro a Casamassima si perde nella notte dei tempi.
Ci sono due differenti scuole di pensiero che hanno come fil rouge la fede.
La leggenda della Madonna di Costantinopoli
In antichità, in Puglia era consuetudine dipingere le abitazioni del centro storico dei paesi con della calce di colore bianco, vedi Ostuni, per garantire maggiore luminosità nei vicoli stretti e per proteggere le città dalle pestilenze.
Secondo la tradizione casamassimese, l’utilizzo del colore azzurro risale all’incirca a metà del 1600.
Fu proprio in quel periodo che Bari e l’entroterra barese furono flagellati da una grave epidemia di peste portata da marinai provenienti dall’Oriente.
Casamassima ne uscì indenne e si gridò subito al miracolo. Una pratica molto comune a quell’epoca.
In quella occasione, per ringraziare la Madonna per aver protetto la città, il duca Michele Vaaz, ordinò di ritinteggiare a calce viva il centro storico aggiungendo, al bianco già esistente, il colore azzurro del “Maphorion”, il colore del velo della Madonna di Costantinopoli.
Sotto l’arco di Santa Chiara è custodito un affresco seicentesco della Madonna di Costantinopoli. La leggende vuole che il Duca Vaaz si sia ispirato proprio al mantello ritratto in questo dipinto per tinteggiare il cuore di Casamassima.
Azzurro della comunità ebraica
Una teoria più recente, circa l’utilizzo del colore azzurro, è sostenuta dell’architetta Marilina Pagliara.
I suoi studi sono davvero molto interessanti.
L’architetta collega l’utilizzo del colore azzurro ad altre città presenti nel mondo come Jodphur in India, Chefchaouen in Marocco e Safed in Israele.
Unico comune denominatore di queste quattro città, oltre al colore azzurro e ad alcune reminiscenze nello stile architettonico, è la tradizione ebraica.
In queste città, infatti, si sono insediate delle comunità ebraiche sefardite.
L’architetta Pagliara inizia i suoi studi partendo dalla città di Chefchaouen, divenuta rifugio della comunità ebraica a seguito dell’Inquisizione spagnola avvenuta intorno al XVI – XVII secolo.
La città fu dipinta con una speciale polvere blu detta tekhelet, un colore naturale estratto da lumache di mare.
L’utilizzo del colore azzurro affonda le radici nella fede ebraica. Nella Torah, agli Israeliti viene comandato di tinteggiare le pareti delle loro case con questo speciale pigmento blu.
Anche le altre città, Jodhpur e Safed, ospitarono piccole comunità di ebrei in fuga i quali tinteggiarono anch’essi le loro case di vernice blu.
L’architetta ipotizza che anche a Casamassima si sia insediata una piccola comunità ebraica.
Scavando in profondità nella storia del paese azzurro, infatti, pare esserci un collegamento con Miguel Vaaz de Andrade, un ebreo sefardita passato alla storia come uno dei più grandi mercanti di grano europei.
Nel 1609, a seguito della compravendita di grano acquistato in Puglia, le sue ricchezze aumentarono e comprò il feudo di Casamassima per 76.000 ducati.
L’ipotesi è che sia stato proprio lo stesso Vaaz ad insediare a Casamassima la prima comunità ebraica, portando con se quel retaggio culturale che imponeva agli ebrei di tinteggiare le loro case di azzurro.
Un chiaro segnale della presenza della comunità ebraica a Casamassima è racchiuso nella facciata di un palazzo del 1600 nel rione Sceciola in cui campeggia la stella ebraica a sei punte.
La leggenda dell’acqua
Oltre alle due tradizioni legate alla fede, c’è anche una terza leggenda che tenta di spiegare come sia nato l’utilizzo del colore azzurro a Casamassima: la leggenda dell’acqua.
Si narra che il colore azzurro sia da attribuire al colore dell’acqua che veniva utilizzata dalle donne per non far ingiallire i vestiti. Infatti, pare che quest’ultime utilizzassero una speciale polvere azzurra.
La stessa acqua utilizzata per lavare i panni veniva riutilizzata in un secondo momento per lavare e ritinteggiare le pareti delle case. Con il passare del tempo, le pareti del paese si sarebbero colorate di azzurro.
Cosa vedere a Casamassima, il paese azzurro di Puglia
Il nostro percorso alla scoperta di Casamassima inizia dinanzi alla porta dell’orologio presente in Piazza Aldo Moro.
La porta dell’orologio
La porta è uno dei simboli di Casamassima.
In origine era costituita solo dalla parte inferiore, denominata Porta dei Molini in quanto conduceva ai mulini del Duca. Di seguito, nel 1841, fu ampliata con la costruzione della torre dell’orologio eretta da colonne doriche.
Sotto la torre, protetto da una teca in vetro, è custodito un affresco settecentesco della Madonna del Soccorso.
Chiesa Matrice di Santa Croce
La Chiesa Matrice di Santa Croce, in stile romanico, risale al 1321. Fu costruita su un’altra chiesa del XII – XIII sec.
Un gioiello architettonico costituito da tre grandi navate. Fu in parte distrutto nel 1348 durante l’invasione da parte delle truppe ungheresi.
Al suo interno sono custodite diverse opere d’arte tra cui il Crocifisso di circa 3 metri ad opera dello scultore Adolfo Rollo e la scultura in pietra del XVI secolo della Madonna delle Grazie attribuita a Stefano da Putignano.
L’assalto alla torre campanaria e il corteo Svevo
Il campanile della Chiesa di Santa Croce, come ti dicevo poc’anzi, fu distrutto nel 1348 in un evento passato alla storia come “assalto alla torre campanaria” in cui i casamassimesi difesero la propria terra dalle truppe ungheresi che saccheggiarono la città e fecero strage di cittadini.
Per ricordare questo importante accadimento, ogni anno viene realizzato un evento culturale di rilievo con una vera e propria rappresentazione storica.
Durante la manifestazione, oltre a rivivere il crudo assalto alla torre campanaria, prende vita anche il corteo storico svevo.
L’evento si svolge solitamente nella seconda domenica di ottobre ed è unico nel suo genere. Quattrocento figuranti sfilano per tutto il paese accompagnati da artisti di strada.
Come documentato in una pergamena conservata nell’archivio storico di Bari, il corteo ha il compito di rievocare il passaggio di Corrado IV di Hohenstaufen, figlio ed erede legittimo di Federico II di Svevia, nell’anno 1252.
Momento importante per la storia di Casamassima, in quanto l’erede di Federico restituì a Roberto da Casamaxima il feudo che fu tolto al padre Giovanni dall’imperatore Federico.
Il convento di Santa Chiara
Dopo la bellissima Chiesa di Santa Croce, si può ammirare il convento di Santa Chiara, l’edificio più imponente del paese.
Fu fondato nel 1573 da Antonio Acquaviva d’Aragona. Il primo utilizzo fu quello di orfanotrofio dedicato a S. Maria delle Abbandonate.
Successivamente, nel 1660, fu convertito in monastero delle Clarisse fino all’Unità d’Italia, quando venne soppresso e riconvertito in carcere e scuola.
Da quel che resta dai segni lasciati dal tempo è possibile ammirare il colore azzurro che riecheggia sulle pareti.
Il cuore del paese azzurro
Il cuore del paese azzurro si snoda alle spalle della chiesa di Santa Croce. Un labirinto di vicoli celesti ricchi di storia e di bellezze.
Rione Scesciola
Ad aprire questo meraviglioso mondo fatto dalle mille tonalità dell’azzurro è il rione Scesciola, dall’arabo Shawah’ala che vuol dire proprio “labirinto”.
Alle porte di questo rione campeggia il palazzo del 1600 in cui troviamo la stella ebraica di cui ti parlavo all’inizio dell’articolo.
Le case sono caratterizzate da un locale al piano terra (detto anche sottano) e un locale al piano rialzato (soprano) raggiungibile dalla scala esterna in pietra.
Vi è presente solo una finestra ai cui lati ci sono delle mensole a sbalzo, che anticamente venivano utilizzate per sostenere un’asse in legno usato per essiccare fichi o altro.
Tra i vicoli stretti del rione spicca Via Forno, una strada ferma nel tempo, in cui è possibile ammirare le varie stratificazioni dell’azzurro che si sono susseguite nei secoli.
Mi ha davvero molto affasciato in quanto ho avuto modo di toccare con mano lo scorrere del tempo. Un’esperienza davvero molto suggestiva.
Ad impreziosire questa bellissima via c’è il grande affresco della Madonna del Rosario.
Archi e edicole votive
Le stradine del centro storico di Casamassima sono un vero e proprio museo a cielo aperto.
Oltre alla storia del suo colore che si estende su tutti gli edifici, è possibile perdersi tra vari archi che custodiscono meravigliose edicole votive, piccoli templi costruiti per devozione dalla popolazione.
Una pratica molto diffusa in Puglia. Ho avuto modo di parlartene in maniera approfondita quando ho avuto il piacere di scoprire le edicole votive di Bari vecchia.
Diverse sono quelle dedicate a San Rocco, patrono della città e alla Madonna del Pozzo.
L’arco delle ombre
L’arco delle ombre, detto anche arco delle “malombre”, necessita di una menzione speciale.
Oltre alla sua bellezza, quest’arco è conosciuto per la sua storia. Il termine “malombra” venne coniato dopo l’Unità d’Italia.
Secondo le tradizioni popolari, la parola “malombra” fa riferimento a fantasmi o a spiriti di entità maligna.
Cosa hanno a che fare gli spiriti maligni con l’arco di Casamassima?
La risposta è molto semplice.
In passato i centri storici erano poco illuminati. Di giorno, grazie all’ausilio della calce bianca, si riusciva a garantire l’illuminazione delle stradine strette.
Di notte la situazione era decisamente diversa. Bisognava ricorrere all’utilizzo delle lanterne.
Passando sotto l’arco dello ombre, buio e basso, il riflesso delle lanterne sui muri creava ombre spaventose, paragonabili da lontano a spiriti in movimento.
Da qui, con il passare degli anni, questo particolare arco venne ribattezzato proprio arco delle ombre.
Chiasso Buongustai
Subito dopo aver oltrepassato l’arco delle ombre c’è il Chiasso Buongustai, l’antico forno del Duca.
È un piccolo scorcio davvero meraviglioso. Attraversato l’arco in cui campeggia l’effige del Duca, è possibile ammirare un piccolo atrio.
Davvero molto caratteristico.
Via Paliadoro
A chiudere questo piccolo viaggio alla scoperta di Casamassima c’è quella che, a mio avviso, è la via più bella di tutto il paese azzurro: Via Paliadoro.
In questo serpente di emozioni si susseguono un trionfo di sfumature di celeste, dal più pastello al più vivido, con balconi e scalinate adornate di fiori e oggetti della tradizione pugliese come i pumi.
Inutile dirti che in questo piccolo scorcio un selfie è d’obbligo.
Il cimitero polacco
Casamassima non è solo azzurro, bellezze architettoniche e tradizioni popolari.
A pochi chilometri fuori dal paese è possibile visitare il Cimitero militare Polacco edificato nel 1944.
Il cimitero è il più importante d’Italia, secondo per estensione dopo quello di Montecassino.
Il cimitero nacque nelle vicinanze del grande complesso sanitario polacco costruito proprio a Casamassima. Al suo interno venivano soccorsi i militari feriti durante la battaglia della Campagna d’Italia.
Molti soldati feriti caddero e fu necessario costruire un cimitero a pochi chilometri di distanza.
All’interno del cimitero sono attualmente custoditi i sepolcri di 429 soldati.
Ogni anno questo luogo è meta di pellegrinaggi di parenti e turisti.
Conclusioni
Un immenso e doveroso grazie va al mio amico Fabio Dentamaro.È stato il mio Virgilio in questo percorso alla scoperta del paese dalle sfumature azzurre.
Nella nostra passeggiata mi ha raccontato la storia di Casamassima e ne sono rimasto davvero affascinato. La luce nei suoi occhi mentre mi raccontava le varie vicende storiche mi ha profondamente emozionato.
È bello vedere giovani così entusiasti e fortemente legati alle proprie origini.
Ho vissuto un viaggio mozzafiato tra racconti popolari, fede e fatti storici, che sono stati tramandati di generazione in generazione.
Casamassima è un paese davvero meraviglioso che bisogna assolutamente visitare.
Per me è stata davvero una piacevole scoperta a due passi da casa.
Ho davvero molto apprezzato come questo paese, grazie al grande lavoro svolto dalla Pro Loco, sia riuscito a portare in auge antiche tradizioni valorizzando al massimo le sue origini.
La sua storia legata all’utilizzo del colore azzurro affascina ancora oggi tutto il mondo. Sono numerose le testate giornalistiche che raccontano l’evoluzione di questo paese che ha ancora tanto da regalare.
Assolutamente da non perdere.