L’ospite di questa The Red Interview (puoi leggerle le altre cliccando qui) è un artista, pittore e illustratore torinese.
Lo seguo da molto, ed è stato davvero un grande onore e piacere scambiare due chiacchiere con lui.
Con gli anni è riuscito a costruire un suo universo, mi piace definirlo “mondo Canova”.
Un misto di emozioni che si fondono tra tela e digitale.
Vanta collaborazioni con brand internazionali come Lancôme, Clarins, IED e, Disney e tanti altri.
La sua arte è generata da forme e colori, una firma riconoscibilissima che lo rende unico e autentico.
Una continua ricerca e analisi delle emozioni tra il mondo esterno e il nostro IO più profondo.
L’animo umano si svela in un turbinio di colori che vi lascerà con il fiato sospeso e vi farà emozionare.
A voi Nicolò Canova.
Come è nata la tua passione per l’arte?
Per rispondere a questa domanda bisognerebbe tornare al Nicolò bambino.
La passione per il disegno e l’arte c’è sempre stata.
Da piccolo ero la disperazione dei miei genitori. Disegnavo su qualsiasi cosa, soprattutto sui muri. Qualsiasi superficie era adatta.
Era il mio sfogo.
Con gli anni ho coltivato questa passione come hobby.
Ho intrapreso gli studi classici e ho frequentato la facoltà di Fisica all’università di Torino.
Nonostante mi sia trovato a prendere percorsi differenti, la passione per il disegno è rimasta. Solo in un secondo momento ho deciso che avrei dovuto tornare alle origini, che quella sarebbe stata la mia strada.
Mi sono iscritto alla scuola internazionale di Comics con indirizzo illustrazione, e da lì la creatività ha preso il sopravvento.
Era nato un nuovo Nicolò.
Il tuo stile è particolare e inconfondibile.
Le forme, la scelta dei colori che ti hanno definito nel tempo. Quanto è difficile trovare un proprio stile?
La ricerca dello stile è il sacro Grall dell’illustratore.
A partire da quando si muovono i primi passi in questo mondo, ti dicono: “devi trovare il tuo stile“.
Con il tempo diventa una delle grandi pressioni cui si è soggetti nel momento in cui si decide di crescere, per poi lavorare nel mondo dell’illustrazione.
Il mio stile è nato semplicemente con la pratica.
Ho iniziato sperimentando, allenando la mano, provando.
All’inizio è normale prendere ispirazione da altri illustratori, artisti. Prendendo spunti qua e là inizi pian piano a trovare la tua via.
Ci vuole tanto tempo, non è un processo immediato.
Pensi di aver trovato la tua dimensione con questo stile o c’è ancora un Nicolò che dobbiamo scoprire?
Lo stile che c’è adesso non mi appartiene da tantissimo tempo.
È nato qualche anno fa come un esperimento.
Mi son detto: “invece di usare le linee per creare le figure, perché non adoperare delle macchie di colore?”.
Il risultato mi è piaciuto un sacco, e da lì ho iniziato a lavorarci su.
Sicuramente ci sarà ancora molto da scoprire.
Credo sia il lato più bello di questo lavoro.
Dalla tela al digitale. Il progresso fa tanti passi avanti e senza dubbio modifica gli strumenti che ha un artista per esprimere la sua arte.
Se dovessi scegliere, quale preferiresti tra i due?
Sono in realtà due mezzi diversi.
Ho iniziato a muovere i primi passi nell’arte attraverso il manuale, e non nego che sono più a mio agio con quello.
Il digitale ha bisogno di tanto allenamento ed è indubbiamente comodo per quanto concerne le modifiche o la possibilità di ritornare indietro.
Devo ammettere, però, di appartenere alla vecchia scuola.
Mi piace sporcarmi le mani.
Quanto tempo impieghi per realizzare la tela?
Dipende.
Un pò dalla complessità del soggetto, e poi dalla grandezza.
La fase d’esecuzione potrebbe anche durare una giornata.
Se devo realizzare una tela grande ovviamente anche più giorni.
Ogni artista ama e si specializza nell’utilizzo di una tipologia di colore per esprimere la sua arte. Nell’immenso mondo di tempere, oli e pastelli, cosa preferisci?
Amo sperimentare.
Non mi fermo ad una tecnica sola o all’usare sempre lo stesso mezzo.
Provo tutto, dalle tempere agli acrilici.
Quest’ultimi sono fantastici, mi piace definirli “gli amici del tempo”.
Si asciugano subito.
Amo lavorare con i colori ad olio e sulla carta.
Preferisco utilizzarli soprattutto per commissioni, o per tele per uso personale.
Ultimamente uso molto le matite, mi piace molto il tratto che lasciano.
Mi piace mescolarle con le tempere. Sperimentare.
Sono tecniche più immediate rispetto ai colori ad olio, ma regalano comunque emozioni.
Nel corso della tua carriera hai realizzato tante collaborazioni, molte con brand molto importanti. C’è qualcuna che in qualche modo ha lasciato il segno?
Si, ed è stata abbastanza recente.
È un progetto realizzato lo scorso autunno, ad Ottobre 2019.
Un lavoro fatto per Sportmax, un brand fashion. Ho customizzato delle scarpe live durante alcuni eventi organizzati in giro per l’Europa, cosa che ho amato.
Ho visto molto e incontrato tante persone. Mi è piaciuto incredibilmente. Rispecchia la mia idea di lavoro.
Creare arte che mi porti ad andare in giro per il mondo.
In secondo luogo mi ha permesso di testare un’arte non figurativa, attraverso l’utilizzo di texture e elementi astratti.
Ho ricavato forme nuove e diverse utilizzando i miei colori.
Questa sperimentazione mi ha molto affascinato e sto continuando a cavalcare quest’onda più astratta anzichè strettamente figurativa.
I tuoi soggetti sono davvero molto particolari.
C’è una filosofia dietro i tuoi volti e le tue forme?
In realtà non è molto semplice.
Ciò che rappresento è divertente. Sono quelle risposte che si iniziano a produrre senza avere le idee chiare.
Diventano più nitide e definite con il passare del tempo e il riscontro delle altre persone.
Ho iniziato a disegnare per me, dipingendo e disegnando secondo la mia visione. Senza un concetto.
Questa immagine risuona nelle altre persone in maniera inaspettata che ti fa indubbiamente riflettere. Un dare e ricevere.
Mi piace scavare ciò che c’è dentro ciascuno di noi.
Abbiamo la possibilità di disegnare, dipingere, creare qualcosa che non c’è nel reale.
Può essere uno strumento per indagare ciò che è nascosto dentro, dalle emozioni agli stati d’animo.
In realtà, mi piace molto pensare al fatto che il turbinio di colori che uso, che identifico in noi stessi, entri in relazione con un altro turbinio.
Cerco di indagare ed interpretare la dinamica tra mondo interno e mondo esterno, tra le persone, come si possono fondere empiricamente e emotivamente o anche staccare.
Ognuno risponde in maniera diversa ed è bello così.
Il modo di reagire di un individuo a tutti gli input del mondo è totalmente diverso dal mio.
È bello imparare da queste emozioni.
Credo che per raccontare l’animo umano ci sia bisogno di osservare.
Ti ritieni un attento osservatore della realtà?
Si e no. Mi viene abbastanza automatico.
Se qualcuno mi guardasse dall’esterno non lo direbbe in quanto sono sempre super distratto, perso nel mio mondo.
Forse è questo che mi permette di cogliere delle sfumature che altrimenti, forse, non vedrei.
Progetti per il futuro
Ci sono parecchi progetti in cantiere, alcuni nel futuro prossimo e – spoiler – anche diversi dalle solite cose che faccio.
Grazie Nicolò.
A presto!