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Sei o pianifichi un getaway a Roma? Se la risposta è positiva, non devi assolutamente perdere una mostra tra le più suggestive nel panorama contemporaneo — quella del moderno Michelangelo: Jago.

Jago – The Exhibition è allestita nel cuore di Roma a Palazzo Bonaparte.

A seguito del al grande successo riscosso nei primi mesi, la mostra – aperta al pubblico dal 12 Marzo – è stata prorogata fino al 28 Agosto 2022.

Ho scoperto questo straordinario scultore qualche anno fa su Instagram attraverso la sua opera Habemus Papam.

È stato subito colpo di fulmine.

Durante l’ultimo viaggio a Roma ho subito colto la palla al balzo.
Non potevo assolutamente perdere l’occasione di realizzare un mio grande desiderio: vedere dal vivo le opere di Jago.

Ma prima di parlare della mostra e delle emozioni che ho vissuto, credo sia importante rispondere ad una domanda importante.

Chi è Jago?

Jacopo Cardillo, consacrato all’arte con il nome di Jago, è un raffinato scultore contemporaneo, che richiama nella sua arte l’antica eleganza dei grandi scultori del passato.

Nato a Frosinone nel 1987, Jago è un artista geniale e a tutto tondo.

Ha lasciato gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone per seguire la sua strada. In pochi anni è diventato uno degli artisti più famosi della sua generazione.

Una prova schiacciante che, a volte, il talento va ben oltre il titolo di studio.

A soli ventiquattro anni, su presentazione di Maria Teresa Benedetti, è stato selezionato da Vittorio Sgarbi per partecipare alla 54a edizione della Biennale di Venezia, esponendo il busto in marmo di Papa Benedetto XVI (2009) che gli è valso la Medaglia Pontificia.

La scultura è stata poi rielaborata nel 2016 (te ne parlerò in seguito) divenendo uno dei suoi lavori più noti.

È conosciuto anche come “The Social Artist”.

La sua arte è stata consacrata dal grande pubblico grazie all’ausilio dei social.
Ti consiglio di seguirlo sul suo profilo Instagram @jago.artist.

Un artista dalle spiccate doti comunicative che ha aperto le porte del suo mondo realizzando le sue opere tra dirette, stories e post.

Ogni creazione è nata coinvolgendo la sua community: dai bozzetti iniziali fino a tutte le fasi di lavorazione.

Un modo meraviglioso per far conoscere e scoprire l’arte alle nuove generazioni. Me incluso.

Non solo opere da esporre nei musei e nelle mostre, ma anche capolavori da vivere in fieri.
Un lungo processo che culmina con la visione dell’opera completa.

Da buon fan di Jago, posso ammettere che ammirare le sue opere dal vivo, dopo averne seguito il processo di creazione, è stato molto toccante. Mi sentivo parte di quell’opera.

Non sono i critici che fanno l’arte, ma tutti coloro i quali che provano qualcosa dinanzi alle sue opere.

La mostra: Jago – The Exhibition

Jago – The Exhibition, la mostra in corso a Roma, si apre con alcune delle più famose opere dell’artista.

Nelle sue creazioni è solito utilizzare il marmo, uno dei materiali più difficili da lavorare.

Grazie alla sua arte, tecnica e voglia di fare, riesce a piegare il marmo alla sua creatività.

Alcune delle prime opere realizzate da Jago, come quelle che aprono la mostra a Palazzo Bonaparte, sono nate da scarti, semplici pietre raccolte al fiume.

Una soluzione ingegnosa per creare arte e sprigionare emozioni, non avendo inizialmente i fondi o le possibilità economiche per acquistare materiali importanti.

Tra le opere ad aprire la mostra spicca “Excalibur”. Non la classica spada di Re Artù, di cui parlano i libri di mitologia, ma un mitra, un “monumento” alla disumanità della nostra società.

Apparato circolatorio

Su colonne rosse, trenta calchi di cuore in gesso danno origine ad una installazione pazzesca che traduce in arte le frequenze del battito cardiaco.

Partendo da una struttura di argilla, elaborata in un secondo momento al computer, è stata ricavata un’animazione in 3D di un vero e proprio battito del cuore.

Il movimento è stato successivamente suddiviso in 30 fotogrammi, uno per ciascuna contrazione.

Apparato Circolatorio: l'opera di Jago in mostra a Palazzo Bonaparte a Roma
Apparato circolatorio – Jago

Il risultato?
Si chiama Apparato circolatorio, un’opera che ti lascia davvero senza parole. Semplicemente geniale!

Circumnavigando l’installazione è possibile ammirare tutti e trenta i cuori, diversi tra loro, esposti in sequenza. Un viaggio all’interno dell’esistenza stessa.

In sottofondo, come a dar vita all’opera, c’è il video in loop che riproduce il suono e le immagini della contrazione del cuore.

Ogni battito, un’emozione in arte.

Habemus Hominem

Giuro! Sarei rimasto ad ammirarla per ore.

È senza alcun dubbio la mia opera preferita di Jago, quella con cui ho conosciuto questo straordinario artista.

Habemus Hominem è espressione dell’arte nell’arte.

Un’opera che non muore, che non resta immutata, ma che si rigenera; ed è capace di stupirti e di regalare tanta bellezza. Forse più di quella precedente.

Lo sguardo del Papa emerito Benedetto XVI ti scava dentro, con quegli occhi che ti seguono ovunque, capaci di scrutare ogni singola parte del tuo corpo.

Habemus Hominem: l'opera presente 
a Jago - The Exhibition in mostra a Palazzo Bonaparte a Roma
Habemus Hominem – Jago

Ogni lineamento è ben definito, la pelle nuda, i segni dell’età, le mani incrociate come a voler nascondersi dal mondo e chiedere perdono per un gesto estremo.

L’opera iniziata nel 2009 e completata nel 2016, rappresentava inizialmente un ritratto di Papa Benedetto XVI, ispirata al ritratto di Papa Pio XI di Adolfo Wildt, oggi conservato ai Musei Vaticani.

Nel 2013 Papa Benedetto XVI rinunciò a portare avanti la missione di Pietro.

Fu così che Jago sentì il bisogno di spogliare letteralmente il Papa emerito.

Con martello e scalpello tolse via l’abito talare e la croce pettorale per dare vita ad una nuova creazione.

Intitolata inizialmente “Habemus Papam“, l’opera si trasformò in “Habemus Hominem“, quella che tutti conosciamo oggi.

La Venere

Quando una donna è Venere?”.

Viviamo in una società permeata dal rito della perfezione, in una società concentrata nel mostrare vite patinate sui social, fisici scolpiti e vite da sogno.

La perfezione fa davvero la bellezza?
L’avere un fisico scolpito, essere avvenenti, è davvero incarnazione del bello?

La Venere: l'opera di Jago in mostra a Palazzo Bonaparte a Roma
La Venere – Jago

Dicono che la bellezza è negli occhi di chi guarda.
La bellezza c’è sempre, soprattutto nelle imperfezioni e nell’inesorabile scorrere del tempo.

La decadenza è bellezza.
Fa parte di noi, della nostra vita, del percorso ineluttabile dell’essere umano.

La Venere di Jago è una donna matura, che mostra senza vergogna la sua età.

Bellissima con i segni del tempo sul corpo, la pelle increspata, lo sguardo che trasmette una pace interiore che ti sconvolge.

Il “Figlio velato”

È ispirata al celebre il “Cristo velato” di Giuseppe Sanmartino, custodito nella cappella Sansevero di Napoli.

Il Figlio velato porta la stessa iconografia in un’altra, metafisica dimensione.

Quel bambino coperto da un velo di marmo, apre le porte a diverse interpretazioni: da quello religioso a quello drammatico.

Ognuno può dargli il significato che vuole, contestualizzarlo a ciò che sta succedendo nel mondo, rifletterci il proprio stato animo, un ricordo, un’emozione.

Un corpicino senza vita, una mano tesa quasi a chiedere aiuto, un’ultima carezza prima di un addio, un’ancora per aggrapparsi alla vita, un grido di speranza.

Sofferenza, dolore, rassegnazione e pace.

Sono queste le sensazioni che ho provato al cospetto di questo capolavoro.
Mi ha davvero molto emozionato.

La Pietà

La Pietà è l’ultima grande creazione di Jago. Nella composizione richiama – in chiave moderna – la Pietà per eccellenza: quella di Michelangelo.

Ispirata allo scatto di Manu Brabo scattato ad Aleppo, in Siria, nell’Ottobre 2012, la Pietà di Jago rappresenta un padre che piange tenendo tra le braccia il corpo esanime di suo figlio.

Partendo da un bozzetto in sanguigna e un modello in argilla, Jago ha dato vita ad un’opera senza tempo, la raffigurazione di un dolore estremo che rivive nell’espressione dell’autoritratto dell’artista.

Quella smorfia di dolore è un ultimo estremo tentativo di voler proteggere la vita, tra speranza e quella sofferenza lancinante capace di distruggere il cuore.

Una scultura moderna che sprigiona con forza l’espressione del dolore universale, l’immagine simbolo di tutto ciò che sta accadendo in questo momento storico nel mondo.

Il confronto con i grandi

Oltre ad essere un grande scultore e un grande artista, credo che Jago sia una persona dal grande carattere, profonda, ricca di quell’energia e quella voglia di fare da cui bisogna solo imparare. Un’artista a 360 gradi.

Nel corso degli ultimi anni ho ascoltato diverse delle sue interviste. In molte ha sempre sottolineato il limite imposto ai giovani artisti del non doversi confrontare con i grandi del passato.

Mettersi alla prova con i grandi scultori come Michelangelo è sempre visto come un qualcosa di sbagliato, un tentativo di violare la bellezza di opere immortali.

Jago sostiene che i giovani debbano, invece, avere dei punti riferimento importanti, si spera positivi, e cercare di emularli il più possibile.

Bisogna partire da loro, fare di più e meglio.

“Devi diventare molto più bravo di me”.
JAGO

Sono queste le parole che direbbe Jago a un giovane che vorrebbe seguire le sue orme.

Sposo pienamente questo modo di pensare.

L’ho vissuto anche sulla mia pelle. Per quanto sia doveroso non bruciare le tappe, porre dei limiti alla creatività è deleterio.

Ogni artista sente l’esigenza di esprimere il suo mondo, l’universo che arde nel petto e che ha voglia di uscire e raccontarsi al mondo.

Ognuno di noi offre la sua interpretazione. Michelangelo è Michelangelo, e tale resterà per sempre. Il voler raggiungere quella perfezione, quella superba semplicità che accomuna i grandi, non deve costituire un limite, ma una voglia di sperimentare, lanciarsi, sbagliare, migliorarsi e fare.

Se Jacopo avesse seguito le imposizioni del suo insegnante mentre frequentava l’Accademia, ora non sarebbe Jago.

Non sarebbe quell’artista che da autodidatta è riuscito a creare la sua dimensione, attraverso opere che hanno un universo da raccontare.

Biglietti e orari della mostra Jago – The Exhibition a Palazzo Bonaparte

È possibile prenotare i biglietti di Jago – The Exhibition al Palazzo Bonaparte qui.

Ti ricordo che sarà possibile visitare la mostra sino al 28 Agosto 2022.

Orari Jago – The Exhibition:

Tutti i giorni dalle ore 11.00 alle 21.00.

Apertura straordinaria:
15 agosto dalle 11.00 alle 21.00

La biglietteria e l’ingresso chiudono un’ora prima.

Conclusione

Le opere di Jago ti scavano dentro.

Quando ero dinanzi ad Habemus Hominem o al Figlio velato, ho vissuto emozioni contrastanti. Dal dolore, alla pace interiore.

Le sue sculture ti sbattono in faccia la realtà, il dramma, la sofferenza. Fanno riflettere ed emozionare.

Non sono un esperto d’arte. Non ho molti strumenti per comprenderla al meglio.

Una cosa però è certa! Ad ognuno la sua personale interpretazione.

Forse è anche questo il potere dell’arte. Un qualcosa che va oltre la tecnica, la precisione, la bellezza, le competenze tecniche per apprezzarla.

Quella sensazione che parte dai piedi e piano piano ti scuote e arriva dritto al cuore, credo sia ciò a cui ogni artista aspira di più.

L’arte è stata creata per veicolare messaggi, emozioni, per far riflettere.
Posso solo dirti che la mostra di Jago ha lasciato il segno.

Credo che questo valga più di mille parole.

.Mariano Di Venere
.Mariano Di Venere

La Puglia mi scorre nelle vene e cerco di raccontarla al meglio.
Da buon sagittario amo essere sempre in movimento, mi annoio facilmente. Sarà per questa mia indole che adoro viaggiare e scoprire posti sempre nuovi, e di riempire gli occhi di meraviglia.
Sono ossessionato da Instagram e dal rosso, ma questo credo si sia abbondantemente capito.

La mia storia
Mariano Di Venere
Mariano Di Venere

La Puglia mi scorre nelle vene e cerco di raccontarla il più possibile.
Da buon sagittario amo essere sempre in movimento, mi annoio facilmente. Sarà per questa indole che adoro viaggiare e scoprire sempre posti nuovi, riempire gli occhi di meraviglia.
Sono ossessionato da Instagram e dal rosso, ma questo credo si sia abbondantemente capito.

La mia storia
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