Le giornate di primavera promosse dal FAI – Fondo ambiente italiano, sono sempre una grande opportunità per scoprire i tesori della nostra bella Italia.
Posti nuovi, bellezze di solito chiuse al pubblico, luoghi che hanno fatto la nostra storia.
Sabato 27 Marzo ho avuto la possibilità di visitare l’ex Manifattura Tabacchi a Bari, aperta in occasione delle giornate di primavera, per la prima volta al pubblico dopo cinquant’anni.
Un grande complesso in stile neoclassico che ha ospitato per anni il polo della produzione del tabacco più importante di Puglia.
Non solo…
È stato anche teatro di cambiamenti, rivoluzioni e sviluppo.
Prima di immergerci nel nostro viaggio alla scoperta dell’ex Manifattura è necessario parlarti della splendida iniziativa che ha permesso tutto questo: le giornate di primavera del FAI.
Il FAI e le giornate di primavera
Il FAI è una fondazione senza scopo di lucro, che dal 1975, ha come obiettivo quello di tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio artistico, naturalistico e paesaggistico della nostra bellissima penisola.
Le giornate di primavera sono un momento unico in cui centinaia di siti presenti in tutta Italia vengo aperti al grande pubblico.
Un’occasione imperdibile in cui è possibile ammirare la bellezza della nostra Italia.
Palazzi, ville e giardini, aprono le porte ad un patrimonio cultuale immenso che stupisce e rapisce il cuore dei turisti italiani e non.
Due anni fa ho avuto il privilegio di prender parte alle giornate d’autunno. Un bellissimo pomeriggio trascorso alla scoperta delle edicole votive custodite nel cuore di Bari vecchia. Te ne parlo in questo articolo.
Anche quest’anno Bari ha aderito alla bellissima iniziativa delle “giornate di primavera” che si sono tenute il 26 e 27 Marzo, proponendo un percorso molto suggestivo: la visita all’ex Manifattura Tabacchi.
L’ex Manifattura Tabacchi a Bari
Ubicata nel quartiere Libertà a Bari, l’ex Manifattura Tabacchi si sviluppa su una superficie di circa 30.000 mq.
Un enorme complesso diviso in varie sale, con un atrio ricreativo comune e una ciminiera alta 50 metri.
Il progetto che ha dato vita alla costruzione dell’edificio è stato ideato nel 1902 da Vittorio Emanuele Aliprandi, ingegnere e direttore delle Privative.
Presentata nel 1905, e inaugurata nel 1913, l’ex manifattura è stata progettata per rispondere alla grande richiesta di sigarette, che in quel periodo stavano gradualmente andando a sostituire la pipa.
La produzione all’interno del complesso era di 600.000 chilogrammi annui di tabacco lavorato, pari a 120 milioni di sigari fermentati.
Inizialmente il progetto prevedeva la costruzione di un impianto su un’area di tre ettari.
Con la crescente domanda di tabacco, negli anni ‘30 si decise di avviare dei lavori di ampliamento del complesso, che hanno trasformato la Manifattura fino a renderla così come appare oggi.
Camminando attraverso grande complesso, è possibile scorgere i vari edifici che sono stati eretti nel corso del tempo. Nella parte posteriore si alternano le strutture edificate nel primo Novecento e le successive aggiunte degli anni ’50.
Interessanti sono anche le varie passatoie realizzate per collegare tutte le ale della Manifattura.
Durante il periodo d’oro di questo affascinante stabilimento, non era permesso muoversi liberamente al suo interno. Era necessario seguire un percorso prestabilito e obbligatorio, che si sviluppava attraverso le passatoie che collegavano tutte le divisioni di produzione.
Sviluppo economico-sociale e problematiche
Grazie alla sua posizione strategica, la Manifattura ha consentito al quartiere Libertà a Bari di vivere una stagione florida, di sviluppo ed evoluzione.
La vicinanza alla linea ferroviaria, il desiderio di aggregare la popolazione in un luogo comune e di favorire uno stimolo per lo sviluppo del quartiere Libertà, furono elementi fondamentali per il successo di questo impianto.
Non sono mancate alcune situazioni che hanno segnato in modo indelebile la storia di questo luogo.
La figura della donna nella Manifattura Tabacchi
Nello stabilimento di Bari lavoravano più di mille donne e un centinaio di uomini.
La presenza di un elevato numero di donne, dette tabacchine o sigaraie, era dettata da determinati criteri produttivi.
Essendo alcune fasi della produzione ancora non meccanizzate, le donne ricoprivano un ruolo fondamentale grazie alla loro capacità di realizzare lavori di alta precisione, possibili per la conformazione delle mani, per natura piccole e agili.
Anche all’interno della Manifattura si sono scritte alcune pagine nere della storia dei diritti delle donne.
A destra: Cartello presente all’interno degli stabilimenti
Erano costantemente vittime di soprusi e violenze. Non avevano il diritto di portare i capelli sciolti, non potevano vestirsi come preferivano. Indossavano delle cuffie per raccogliere i capelli e una divisa.
All’interno della struttura sono presenti diversi cartelli che invitavano le tabacchine ad assumere un atteggiamento “decoroso”.
A questo si aggiungevano i frequenti controlli dei cestini della colazione, degli armadietti personali e persino il razionamento dell’acqua.
Ahimè, anche in questo contesto, le donne sono state vittime dell’uomo.
Una condizione vergognosa che ha purtroppo segnato le pagine della storia dell’umanità.
Il diritto alla libertà delle donne ha bisogno di essere sempre difeso e sostenuto.
In ogni contesto. Oggi più di allora.
La vita all’interno dell’ex Manifattura Tabacchi
La vita all’interno della Manifattura non era sicuramente facile.
Tutte le azioni compiute all’interno dell’edificio erano annotate minuziosamente in un registro.
Nonostante la presenza della manifattura abbia permesso lo sviluppo economico e sociale della comunità barese, c’è un fattore importante che si insinua negli ambienti esposti ad alto rischio: il deteriorasi della salute di chi vi lavorava.
Le scarse condizione igieniche e la continua esposizione ai fumi e materiali per la lavorazione del tabacco favorirono la nascita e il crescente aumento di patologie cliniche, tra cui i tumori.
A causa delle malattie e degli aumenti dei decessi, negli anni si diffuse un detto tra i dipendenti dell’ex Manifattura:
“chi arriva alla pensione, campa 10 anni in più”.
Un modo per sottolineare la difficile condizione degli operai nell’azienda. La maggior parte non riusciva a raggiungere l’età pensionistica. Nelle prospettive più rosee, si riusciva a vivere solo per qualche anno in più.
Ad aggravare le precarie condizioni di salute si aggiungeva anche il dramma del lavoro sottopagato.
L’ex Manifattura Tabacchi: la nuova sede del CNR
Chiusa definitivamente negli anni ‘80, ad oggi lo stabile si presenta come un enorme complesso in disuso.
Delle grandi vetrate blu, create per filtrare la luce del sole per non alterare la materia prima, delle varie sale e della ciminiera utilizzata per bruciare le sigarette di contrabbando restano solo vetri in frantumi e una struttura tutta da riqualificare.
Non tutto è perduto!
Per l’ex manifattura è in arrivo una nuova era.
Tanto verde e uno spazio in cui arte, cultura e ricerca si fondono.
Il grande progetto di riqualificazione prevede la costruzione del nuovo centro CNR.
Un polo in cui ricercatori potranno confrontarsi e dare una nuova vita a questa struttura imponente con un altissimo potenziale.
Non mancherà uno spazio espositivo dedicato all’arte con le installazioni di Francesco Schiavulli. L’artista contemporaneo barese ci induce a compiere un viaggio introspettivo nel nostro essere.
Le sue opere sono delle vere e proprie performance. Tra quelle presenti all’evento sono rimasto molto colpito da una in particolare: la solitudine.
Un uomo coperto a mezzo busto da una struttura in legno, riscopre l’isolamento, la solitudine (ovviamente positiva), un sentimento intimo ormai dimenticato. Davvero toccante.
Conclusioni
L’esperienza vissuta all’interno dell’ex Manifattura Tabacchi è stata ricca di emozioni. Un viaggio nella storia di un quartiere che non smette mai di sorprendere per la sua bellezza e per la sua voglia di essere sempre in costante evoluzione.
Spero che i lavori di qualificazione dell’area diano un valore aggiunto alla città di Bari.
Quando arde la fiamma della cultura, del bisogno di reinventarsi, di migliorare le proprie città, il risultato che ne deriva è una società 2.0, moderna, che sente la necessità di essere al passo con i tempi, di essere civile in una civiltà sempre più in declino.
Prima di concludere voglio ringraziare di cuore gli amici di Igers Bari (@igersbari), della delegazione FAI Bari (@delegazionefaibari) e FAI giovani Bari (@faigiovanibari). Tutto questo è stato possibile grazie a loro.
Rincontrarsi è sempre una grande emozione.