Quando si pensa alla Valle d’Itria, inevitabilmente la nostra mente associa questa splendida striscia di terra ai celeberrimi trulli.
La Valle D’Itria, però, non è solo strutture con tetti conici e mattoni bianchi uniti a calce viva. C’è davvero tanto altro da scoprire ed esplorare.
Posso assicurarti che i tuoi occhi si riempiranno di stupore e meraviglia, e resterai davvero incantato da una zona della Puglia che ha davvero tanto da offrire e raccontare.
È successo anche a me. Nonostante sia un pugliese doc, la mia terra non smette mai di sorprendermi e lasciarmi senza fiato. Lo fa quotidianamente. Questa volta, però, ha colpito nel segno e mi ha regalato davvero emozioni indimenticabili.
Quando gli amici di Vieè mi hanno proposto di partecipare ad un weekend fotografico alla scoperta della Valle d’Itria, non ho saputo resistere.
Ho preparato immediatamente la valigia, complice anche la lunga permanenza a casa data dalla situazione pandemica che ci ha colpito tutti. Avevo davvero voglia di evadere ed ho colto immediatamente la palla al balzo.
Quale modo migliore per uscire dalle mure domestiche, se non andando all’avventura tra gli scorci della mia Puglia?
In tre giorni ho scoperto un lato davvero inedito della Valle d’Itria che va oltre le classiche mete turistiche, puntando a luoghi insoliti ma con un fascino incredibile.
Vieè – Valle d’Itria Photo Experience
I tre giorni sono stati travolgenti, ricchi di emozioni, avventura, nuove esperienze, meditazione, scoperta interiore e divertimento.
Tutto questo è stato possibile grazie a Vieè e non smetterò mai di ringraziare gli organizzatori per l’invito e per avermi regalato un’esperienza che porterò per sempre nel mio cuore.
Vieè – Valle D’Itria Photo Experience è un progetto semplicemente magnifico, nato con lo scopo di valorizzare l’incantevole Valle d’Itria.
Il progetto si articola in tre percorsi differenti: natura, cultura ed enogastronomia.
Quando si decide di scegliere uno dei tre percorsi organizzati da Vieè, si vive una vera e propria esperienza a 360 gradi. Non solo scoperta del territorio e delle bellezze di questa terra, ma anche un vero e proprio viaggio alla scoperta di sé stessi e, nel mio caso, anche delle mie origini.
Dopo anni di lavoro e preparazione, il team di Vieè ha dato vita ad una fitta rete di collaborazioni, unendo, sotto lo stesso nome, tante realtà, imprese e fornitori di servizi presenti sul territorio.
In una società permeata dal mantra dell’individualismo, questo progetto costituisce la prova che l’unione fa la forza.
La Puglia offre davvero un patrimonio immenso di bellezze, storia, culture e tradizioni che merita assolutamente di essere valorizzato il più possibile. Fare rete è di sicuro un’arma vincente, e Vieè è stato in grado di plasmare una stupefacente realtà. Una peculiarità che ho amato tantissimo.
Il progetto non mira solo alla valorizzazione del territorio, aprendo le porte anche alla destagionalizzazione del turismo, ma anche alla cultura dell’ospitalità, quella di cui in Puglia siamo maestri.
Ti senti a casa per tutta la durata del viaggio, circondato da organizzatori, staff, guide, che si prendono cura di te in ogni momento.
Ho avuto il piacere di vivere un’avventura lontana dalle mie corde. E forse, proprio per la mia curiosità e voglia di imparare sempre cose nuove, il percorso natura è stato quello inaspettato, che mi ha davvero regalato tanto.
In questo articolo cercherò di mettere nero su bianco le emozioni che ho vissuto in questi giorni.
Ci lanceremo in un viaggio nella storia, immersi tra la bellezza degli ulivi secolari, antiche vie, masserie, frantoi, sapori, profumi e natura incontaminata.
Zaino rosso in spalla. Si parte!
Primo giorno: un viaggio nella natura
Il nostro viaggio inizia da Martina Franca, la perla della Valle d’Itria.
Una volta concluso il rapidissimo check-in presso il Park Hotel S. Michele, ho lasciato i bagagli in stanza e son subito salito sulla navetta che mi ha condotto verso la prima tappa del nostro viaggio.
Masseria Le Pianelle
La prima tappa è Masseria Le Pianelle, le cui origini risalgono al 1800. Dal 1987 è di proprietà della famiglia Cisternino.
La masseria si estende su una superficie di 125 ettari di cui 97 a seminativi e 28 ettari a pascolo e bosco.
In questo luogo si respira un’atmosfera d’altri tempi. Bovini, mucche, vitelli, polli, galline e maiali sono liberi di pascolare liberamente all’interno della struttura.
L’alimentazione di questi splendidi animali è a base di fieno, sfarinati di mais, orzo, soia e crusca, a cui viene aggiunta, nei mesi estivi, erba fresca; viene prodotta interamente dall’azienda. Un fattore importantissimo per determinare la qualità dei prodotti tipici realizzati dalla masseria.
All’interno de Le Pianelle, infatti, sono presenti una macelleria, un caseificio e un laboratorio salumi.
Qui a Masseria Le Pianelle è possibile trovarsi in strettissimo contatto con gli animali.
Non nascondo che si è rivelato un momento davvero divertente, soprattutto per le mucche poco avvezze a farsi fotografare.
Dopo la visita all’allevamento, sono entrato all’interno della struttura per ammirare la grotta, fiore all’occhiello della struttura.
La grotta custodisce un tesoro inestimabile, soprattutto per gli amanti dei latticini. A basse temperature viene stagionato il caciocavallo e conservata la ricotta forte. Un tripudio di latticini appesi e sistemati in maniera meticolosa, per annata e tipologia.
L’impatto iniziale è stato da effetto “wow”!
Il caciocavallo è uno dei più rinomati della zona. Una delizia per il palato.
Ho avuto il piacere di gustarlo nell’ambito di una piccola degustazione di prodotti a Km 0 realizzati dalla struttura, accompagnati da una prelibata salsiccia piccante e sua maestà: il capocollo di Martina.
Il capocollo di Martina Franca è senza alcun dubbio una delle eccellenze gastronomiche pugliesi, rinomato in tutto il mondo.
L’emozione più forte è stata quella di assistere alla lavorazione di quest’ultimo.
Un membro dello staff ci ha mostrato, passaggio dopo passaggio, come avviene la lavorazione del Capocollo: dal massaggio con sale e pepe, al bagno nel vincotto, la copertura con il budello di vitello e l’affumicatura.
Non immaginavo che dietro la realizzazione di uno degli insaccati più buoni di Puglia ci fosse una lavorazione così articolata. La chicca sull’affumicatura, realizzata con bucce di mandorle ed erbe aromatiche, è stata una intrigante scoperta.
Bosco delle Pianelle
Dopo aver assaporato le prelibatezze di masseria Le Pianelle, il nostro viaggio prosegue tra bellezze della natura, nel bosco adiacente la masseria.
Il bosco delle Pianelle si estende per 1.200 ettari ed è una riserva naturale concepita con l’obiettivo di conservare la biodiversità naturale.
Per anni, questo paradiso incontaminato è stato seriamente minacciato, giacché è stato teatro della produzione di carbone, calcinai e legname. Molto del legno estratto da questo bosco è stato trasportato al fronte durante il primo conflitto mondiale.
Di quel bosco ceduo, deturpato e rovinato dagli esseri umani, oggi resta ben poco. La natura ha lentamente ripreso il dominio assoluto degli spazi regalando uno spettacolo di meraviglia e di stupore per gli occhi.
La riserva delle Pianelle è stata spettatrice di diversi eventi della storia sin dal Neolitico. Sono presenti alcune tracce dei primi insediamenti di tribù nomadi.
Nelle cavità carsiche che caratterizzano questo territorio sono stati rinvenuti molti manufatti e resti faunistici, tra cui molte specie oramai estinte.
L’evento storico di maggior rilievo tra i sentieri del bosco è stato, senza alcun dubbio, la ribellione post unificazione d’Italia dell’ex sergente Pasquale Domenico Romano. Questa terra ha ospitato per lungo tempo ex militari che si sono rifugiati nelle caverne.
Il fenomeno del brigantaggio era davvero molto diffuso.
Attraversando la gravina del Vuolo, si raggiunge la famosa caverna dove nel 1862 ci fu una riunione segreta tra capibanda capitanata da Romano.
Grazie a Francesco, guida della cooperativa Serapia, ho potuto esaminare alcune varietà di piante, coglierne gli odori, nonché seguire le orme di alcune specie animali.
Mi sono sentito davvero una giovane marmotta. Un tuffo nel passato ai tempi in cui ero uno scout modello.
Ebbene sì! Sono stato uno scout per tanti anni.
A far da padroni in questo meraviglioso paesaggio ricco di verde sono i lecci, che si estendono per tutta la riserva. Nel cuore del bosco è custodito Fortunato, un leccio monumentale risparmiato dal disboscamento, la cui età si aggira intorno ai 300 anni.
Per la sua veneranda età viene anche chiamato “il saggio”.
Camminando per i sentieri del bosco si percepisce una sensazione di estrema tranquillità, pace e contemplazione. In questa zona i telefoni non hanno copertura — e non ti nascondo che è stata davvero una tragedia, soprattutto per chi, come me, utilizza lo smartphone continuamente.
Devo confessare che, superato il dramma iniziale, si è rivelata una vera e propria manna dal cielo.
In questo luogo si può avere l’occasione di staccare la spina dalla frenesia della routine e immergersi in un’esperienza mistica di ricongiungimento con la natura.
Un ritorno ai tempi antichi, quando si viveva di pure emozioni e non di selfie da postare in diretta sui social.
Tra i rami dei lecci, il canto degli uccelli scandisce il tempo della camminata, agevolata da un fresco venticello di fine giornata.
La temperatura all’interno del bosco, infatti, è inferiore rispetto all’esterno a causa del ristagno di aria più fresca.
Il luogo perfetto dove trascorrere una calda giornata d’estate.
La foresteria
Dopo la totale immersione nei colori e nella bellezza della natura, mi sono spostato presso la foresteria.
In questo spazio è possibile svolgere tante attività, da quelle sportive, ad un picnic immerso nella natura, al barbecue.
Negli spazi adiacenti alla foresteria è possibile ammirare una vecchia carbonaia, struttura utilizzata nella metà del secolo scorso per la produzione del carbone, principale fonte d’energia dell’epoca; e una calcinaia, una struttura adoperata per la produzione della calce.
Esplorando prelibatezze
Inizia a calare la sera.
Dopo la travolgente avventura tra gli animali e il fascino della natura, è arrivato il momento di concedersi una bella cena a base di prodotti tipici presso la macelleria e salumeria di Olimpia.
In Valle d’Itria la carne è un must.
Oltre al celeberrimo capocollo di Martina, è possibile assaporare il piacere di un eccellente arrosto misto rigorosamente cotto sul forno a legna: dalla salsiccia, alle bombette e all’agnello.
Le bombette martinesi sono assolutamente da provare. Una vera delizia.
Devo ammettere che la degustazione non ha deluso le aspettative, complice un buon vino della casa che ha reso l’atmosfera ancor più piacevole.
Dopo la cena sono tornato in albergo, pronto alle scoperte del giorno successivo.
Secondo giorno: sulle tracce della storia
Il secondo giorno inizia con un’abbondante colazione al Park Hotel San Michele.
Sottolineo abbondante, in quanto il programma della giornata prevede un’escursione davvero ricca di luoghi da visitare. Il tutto rigorosamente in bici.
Albergabici
Salito sul pulmino, si va alla scoperta di scorci insoliti della Valle d’Itria; partendo dall’Albergabici, un’ex casa cantoniera trasformata in una struttura ricettiva gestita dalla cooperativa Serapia.
La struttura è situata nella frazione di Montalbano, tra i comuni di Ostuni e Fasano, e offre 20 posti letto e una ciclofficina.
Prima di partire per questa suggestiva avventura, ho ammirato una riproduzione della Tabula Peutingeriana. Un’antica carta raffigurante le vie militari dell’antico Impero Romano.
La pergamena mostra, in una striscia di 680×33 centimetri, 200.000 Km di strade, città, fiumi, foreste e catene montuose. Un antico Google Maps che, seppur non fedele alla realtà, permetteva ai viandanti di conoscere la strada da percorrere.
A pochi passi dall’Albergabici è possibile ripercorrere i passi della storia. Qui sorge l’antica via Traiana, alternativa alla via Appia, che in passato collegava Roma al porto di Brindisi.
Un crocevia importante per il commercio, e punto di riferimento per i pellegrini in viaggio verso la Terra Santa.
“Di solito carovane di asini vengono formate dai mercanti, come quelli che vengono dal Brindisino e dall’Apulia trasportano al mare a dorso d’asino, olio e vino, e ugualmente grano e altri prodotti”
Varrone (Rieti 116 a.C – 27 a.C).
Ad oggi la via Traiana, creata per decisione dell’imperatore Traiano sui resti dell’antica Via Minucia, è un percorso ciclabile asfaltato, e lo si può percorrere tranquillamente. È stata una delle esperienze più suggestive ed evocative di questo meraviglioso weekend.
Con il sole cocente a farmi compagnia, si sale in sella sulla bici e si parte alla scoperta di questa particolare zona della Puglia.
Il Dolmen di Montalbano
La prima tappa è stata il Dolmen di Montalbano, l’ultimo presente a sud della Puglia.
Il Dolmen, datato a più di 4.000 anni fa, è composto da tre lastre di roccia granitica.
Sulle sue superfici è possibile ammirare resti di antichi fossili. È stato rinvenuto agli inizi del ‘900 e riportato alla luce dal sottosuolo.
Le funzioni che aveva sono a noi sconosciute: non ci sono fonti scritte che attestino l’utilizzo di queste suggestive costruzioni. Gli studiosi ipotizzano che queste strutture fossero adibite a luogo di culto, antichi altari in cui si svolgevano i riti pagani, o luoghi adibiti a sepolture per personalità di alto rango.
La posizione del Dolmen è strategica, in quanto è stato realizzato proprio in procinto dell’antica via Minucia, divenuta poi Traina.
Accanto al monumento è presente un antico rifugio rurale. Salendo sul terrazzino è possibile beare di un panorama mozzafiato dove le colline della Murgia lasciano lo spazio ad una valle di ulivi secolari per sfumare nelle azzurre tonalità dell’Adriatico.
Gli ulivi secolari
Pedalare tra le campagne pugliesi è un’immersione sensoriale a 360 gradi. Il vento che accarezza i capelli, il profumo dei campi, il canto della natura, la bellezza degli ulivi secolari.
La via Traiana ci riporta indietro nel tempo, ad un paesaggio rurale ricco di bellezza. Il più grande tesoro è custodito tra gli intrecci degli ulivi, silenziosi spettatori della nostra storia.
Durante il percorso è possibile perdersi nella particolarità di questi tronchi maestosi, delle verdi foglie delle chiome, delle venature che segnano lo scorrere della nostra esistenza.
Questa terra è ancora incontaminata, non ha avuto la sfortuna di essere flagellata dalla Xylella, un batterio che ha distrutto migliaia di ettari delle campagne pugliesi, soprattutto nel Salento, portando alla rimozione di una grande quantità di alberi d’ulivo.
Un tesoro inestimabile da tutelare e valorizzare il più possibile.
L’olio è tra i prodotti d’eccellenza pugliesi esportato in tutto il mondo. All’interno di queste campagne è possibile ammirare antichi frantoi, molti dei quali sono stati riqualificati e reinterpretati in strutture ricettive.
Avremo modo di scoprirli nelle prossime due tappe del nostro viaggio.
Borgo Li Santuri
Pedalando sulle tracce della storia, sono arrivato a Borgo Li Santuri, una masseria risalente al 1400, dove è possibile visitare un antico frantoio ipogeo scavato nella roccia e una graziosa chiesetta.
Scendendo giù nel frantoio si ha la sensazione che il tempo si sia fermato. Nel piccolo labirinto di cunicoli è possibile immergersi in un’atmosfera di altre epoche. Mi sono chiesto come fosse possibile lavorare in queste strutture.
L’illuminazione all’interno della grotta era affidata alle sole candele, e il tempo era scandito da segni lasciati sui muri.
Nella parte terminale dell’ipogeo appare una parete in cui ci sono ancora i segni, i graffi, di quel tempo trascorso nel buio, con condizioni igieniche precarie e l’aria lasciata passare solo da un piccolo foro da cui venivano calate dall’alto le olive.
Toccare con mano quei segni mi ha trasmesso una sensazione davvero molto forte.
L’olio lampante
Inizialmente, i frantoi non producevano l’olio che siamo abituati a servire sulle nostre tavole.
Erano utilizzati, invece, per produrre l’olio lampante che, dopo la lavorazione, veniva utilizzato, fino alla fine dell’800, per illuminare le strade delle capitali d’Europa.
Le olive venivano calate dall’alto, da un piccolo foro sul soffitto della grotta e depositate nelle “sciaghe”, ovvero delle piccole vasche che fungevano da frigorifero, per un periodo compreso tra i venti e i trenta giorni. In un secondo momento venivano macinate e sottoposte al torchio.
La lavorazione dell’olio nell’ipogeo permetteva di mantenere quest’ultimo ad una temperatura stabile di 17 gradi.
Al fascino del frantoio di Borgo Li Santuri si aggiunge anche un altro elemento caratterizzante: una tomba medievale. Pare infatti che questo ipogeo sia stato utilizzato in passato come sepolcro e successivamente adibito a frantoio.
La chiesetta dell’Assunta
Adiacente al frantoio sorge una bellissima chiesetta settecentesca, per arrivare alla quale si attraversa un caratteristico sentiero di agrumi.
L’interno della chiesa mi ha pienamente deluso in quanto è in stato di degrado assoluto (purtroppo, aggiungerei). Di quegli antichi splendori restano soltanto i resti dell’altare consumato dall’umidità e dalla fauna selvatica.
Sono però del parere che sarebbe opportuno dar vita a dei lavori di riqualificazione per riportare alla luce l’antico splendore di questa piccola bomboniera.
Sulla sommità della chiesetta è ancora integra l’Assunta affiancata da due meravigliosi putti.
Dopo aver lasciato Borgo Li Santuri, sono tornato presso l’Albergabici.
Il tragitto del ritorno è stato davvero divertente. Ho perso l’equilibrio mentre ero sulla bici e stavo per travolgere i miei compagni di viaggio.
Per fortuna, tra una risata e il sole che cominciava lentamente ma inesorabilmente ad ustionarmi, sono arrivato sano e salvo presso l’Albergabici, per risalire sul pulmino che mi ha portato alla quinta tappa del viaggio.
Masseria Narducci
Tra le campagne pugliesi sono custodite antiche masserie, con quel bianco a calce viva inconfondibile, che negli ultimi anni si sono trasformate ed evolute, diventando luoghi di straordinaria bellezza.
Ormai sono diventate le strutture più ambite dai turisti, soprattutto da quelli stranieri, amate per le loro peculiari caratteristiche.
Il nostro viaggio alla scoperta dell’olio e della Valle d’Itria prosegue a Masseria Narducci, un ex frantoio di cui mi sono follemente innamorato. Se mi segui già su Instagram (@theredmari) lo saprai bene.
La masseria si estende per circa 20 ettari ed è una piccola oasi di paradiso celata tra gli ulivi secolari, i sapori e i colori di Puglia. Un luogo magico in cui è possibile passare qualche giorno in completo relax, lontano dal mondo.
La masseria è in continua evoluzione. Il design moderno si fonde completamente con la storia di questo luogo. Ogni singolo elemento è stato conservato e valorizzato per rendere omaggio ad una storia che prosegue da cinque generazioni.
Presso Masseria Narducci è possibile perdersi tra gli inebrianti profumi dell’olio extravergine d’oliva.
Quando si parla di degustazioni, si pensa subito a quella del vino. In verità, c’è un altro settore che sta facendo parlare molto di sé: quello dell’olio. Così come esistono i sommelier del vino, negli ultimi anni sono nate delle vere e proprie figure professionali in grado di valutare il nostro oro verde.
Per la prima volta ho preso parte ad una autentica degustazione d’olio.
Il Sig. Gianfelice è stato un eccellente padrone di casa e mi ha spiegato, passo dopo passo, tutti gli step per realizzare la degustazione.
Un’esperienza sensoriale che mi ha davvero molto emozionato. Non si finisce mai di imparare e scoprire nuove curiosità.
Al termine della degustazione, è arrivato il momento di pranzare.
Lo staff della masseria ha preparato una cassettina con alcuni assaggini. Oltre al capocollo, ai formaggi, ad una gustosa frittura di pesce e al buon vino, mi ha molto colpito la rivisitazione di un piatto classico pugliese, ideale per le serate estive: la “cialledd”.
In una pirofila di terracotta mi è stata servita una frisella in pezzi, accompagnata da pomodorini e dei cianciù (cocomero). Non ti nascondo che, dopo averla assaporata, una volta a settimana cerco di riprodurla a casa. È stato un doppio amore a prima vista.
Terminato il pranzo è ora di rimettersi in viaggio. La prossima tappa è il Parco delle Dune Costiere.
Parco delle Dune Costiere
Le colline scompaiono lentamente alle mie spalle per aprire le porte ad un nuovo paesaggio: quello costiero.
In questa zona, terra e mare si fondono regalando un landscape mozzafiato.
Il Parco Regionale Naturale delle Dune Costiere si estende nei territori di Ostuni e Fasano su circa 1.100 ettari, lungo 8 chilometri di costa, e si addentra verso le aree agricole interne, occupate da oliveti plurisecolari e antiche masserie.
Un vero e proprio scrigno di biodiversità dove la natura regna sovrana. Procedendo dal mare verso l’entroterra ci si imbatte nella spiaggia, le dune, la zona umida retrodunale, le dune fossili, le lame e gli oliveti secolari.
Prima di arrivare sulla costa, però, è doverosa una piccola sosta alla famosa “strada bianca”, una piccola striscia di terra dal colore candido, circondata dagli ulivi secolari.
L’habitat pseudosteppico presente in quest’area del Parco delle Dune Costiere è stato selezionato per alcune riprese cinematografiche di notevole interesse nazionale, tra cui spiccano: “Volare – La grande storia di Domenico Modugno”, miniserie televisiva del 2012; alcune puntate di “Braccialetti rossi”, l’iconica serie che ha fatto emozionare tutta la Penisola; e “Pinocchio” del 2019 diretto da Matteo Garrone.
Percorrendo la “strada bianca” si accede alla seconda parte del Parco delle Dune Costiere, alla foce del fiume Morelli.
Il fiume ha una tipica forma a “L” e si snoda per 800 metri, alimentato nel suo percorso da numerose risorgive di notevole portata, dalle quali sgorga un’acqua leggermente salina e acidula, dopo aver attraversato le cavità sotterranee di roccia calcarea.
Gli stagni di acqua dolce creati dal fiume nella zona umida, sono stati utilizzati per l‘itticoltura fin dalla fine dell’Ottocento.
Il sole picchia forte, ma l’afa che si respira è ripagata dalla bellezza di questa zona del parco. Costeggiando il fiume Morelli è possibile ammirare diverse tipologie di vegetazione. La natura regala uno spettacolo incantevole: il trionfo della macchia mediterranea.
Durante il percorso, grazie alla nostra guida Francesco, ho scoperto la Salicornia, una pianta salina tipica di queste zone, utilizzata molto spesso come decorazione dei piatti in cucina.
Una chicca presente nel parco è senza dubbio il millenario ginepro coccolone, un albero sepolto nella sabbia di cui è possibile ammirarne solo l’estremità.
Arrivarci è abbastanza complesso. Bisogna percorrere sentieri tortuosi. Si è letteralmente immersi, ad altezza uomo, dalla natura.
Non ti nascondo che ho avuto qualche difficoltà, complici il caldo e la stanchezza di una giornata piena di avventura ed emozioni. Ero davvero esausto.
Appena arrivato, però, l’atmosfera che si respira è davvero unica. La fitta rete di rami crea una piccola capanna dove è possibile entrare, ammirare tutta la sua grandezza e avere un piccolo momento di raccoglimento lontano dal mondo. Un vera coccola in un verde abbraccio.
Terminata la visita all’antico ginepro, per tornare al punto di partenza abbiamo percorso un tratto del parco che vede protagonista il mio grande amore: il mare.
L’Adriatico mi accoglie in tutto il suo splendore, con il suo azzurro, la sabbia morbida, il vento che profuma di salsedine. Chi è nato in prossimità del mare sente un legame molto forte con quest’ultimo. Lo senti davvero scorrere nelle vene, fa parte di te. Perdersi nella sua immensità è un momento sacro, un ritorno alla origini scandito da quel senso di appartenenza. Fa parte di te.
Dopo questa toccante visita al Parco delle Dune Costiere è arrivato il momento di tornare in albergo per la cena, anche questa volta a base di prodotti locale. Il giusto premio dopo una giornata full immersion nella Valle d’Itria.
Terzo giorno: il cammino della pace
L’ultimo giorno, che sia di vacanza o una piccola gita fuori porta, è sempre il più triste. Il tempo della spensieratezza sta per giungere al termine e inizi a sentire quella leggera malinconia che pian piano prende possesso del tuo corpo.
L’ho avvertita. E anche forte.
Nonostante le emozioni negative che mi lasciano un pò sottotono, inizia un nuovo giorno, l’ultimo, con le ultime tappe del nostro viaggio.
Chiesa dei Cappuccini a Martina Franca
Si parte dalla Chiesa di Sant’Antonio dei Cappuccini, un luogo che mi ha lasciato davvero senza fiato.
Questa chiesa del XVI secolo, unica nel suo genere, ha e ha avuto un ruolo davvero importante per la Valle d’Itria. È proprio da qui che è nato il toponimo “Itria”, legato all’antico culto della Vergine Odegitria, portato in questa terra nel lontano medioevo dai monaci basiliani.
Appena varcato l’ingresso, ai miei occhi si è palesato un prezioso intreccio di arte e stili, generato dall’unione del barocco martinese e la maestria dei monaci ebanisti.
Ogni singolo arredo presente nella chiesa è realizzato in legno, con decorazioni curate in ogni singolo dettaglio. Intarsi, venature del legno che, unite tra loro, danno vita ad un tripudio di stupore e meraviglia.
Nella cappella dedicata a Maria Madre di Dio è possibile ammirare il bellissimo affresco della madonna d’Odegitria, traslato dall’antica chiesa rupestre, custodita nelle fondamenta della Chiesa.
Il grande plesso, composto dalla chiesa e dal convento dei monaci, è stato interamente costruito sull’antica chiesa rupestre dedicata alla madonna.
La grotta è sicuramente la chicca di questo luogo, adoperata anticamente dai monaci cappuccini come cisterna. Scendendo nelle profondità della chiesa, è possibile ammirare ciò che rimane dell’antico sito: due colonne con capitelli che, in tutta probabilità, facevano parte del vecchio altare.
La ciclovia dell’Aquedotto
Dopo aver concluso la visita presso la chiesa dei cappuccini, il viaggio prosegue verso la penultima tappa del viaggio: la ciclovia dell’Acquedotto Pugliese.
La Puglia da sempre è stata vittima della mancanza d’acqua a causa del suo suolo di natura carsica, soprattutto nella Murgia. Nel corso dei secoli la natura ha inghiottito le acque superficiali, facendole sprofondare nel sottosuolo.
Gli abitanti di queste terre si sono da sempre ingegnati per sopperire alla mancanza d’acqua. Non sono mancate le costruzioni di cisterne che hanno permesso di raccogliere l’acqua piovana per uso domestico e soprattutto per l’agricoltura.
Questi sistemi hanno però tamponato una situazione ben più grande. La siccità è, ed è stata, un vero flagello per queste terre.
Per questo motivo, a fine Ottocento, si prese in considerazione l’idea di costruire delle strutture in grado di far defluire l’acqua in queste terre. I lavori per la costruzione dell’acquedotto pugliese iniziarono nel 1905 quando si scavò il condotto principale.
Ad oggi, la ciclovia si estende per più di 500 chilometri, di cui 230 percorrono tutta la Valle d’Itria. È tra le più importanti del mondo e ogni anno è meta di turisti amanti dello sport e della natura.
Questa struttura eco-compatibile può regalare davvero tantissime emozioni e far vivere bellissime avventure.
Per chilometri è possibile immergersi in un paesaggio mozzafiato tra trulli, campi ricchi di vegetazione mediterranea e balle di fieno, divenute un must per le foto negli ultimi anni.
Ho percorso un brevissimo tratto di questo percorso a piedi e devo ammettere che è stato elettrizzante. Avventurarsi sul sentiero asfaltato in bici, ne sono sicuro, sarebbe un’emozione da brivido. Natura, bellezze di Puglia e tanta adrenalina.
I giardini di Pomona
Il mio viaggio sta per giungere al termine. I giardini di Pomona sono stati un’eccellente chiusura per questo magnifico weekend.
Uno scrigno di tesori rari, un vero e proprio viaggio nella biodiversità. All’interno del parco è possibile ammirare più di 1200 alberi da frutto e più di 600 varietà del ficus carica (il fico).
Quest’ultima raccolta è tra le più importanti presenti nel bacino del Mediterraneo.
Il sig. Paolo Belloni è un ottimo padrone di casa. Un uomo di grande cultura e profondità d’animo. I suoi occhi e le sue parole riescono davvero a trasmettere tutta la sua passione per questo straordinario progetto.
Grazie alla sua guida esperta, ho ripercorso la storia di questo grande disegno nato ventisei anni fa, con lo scopo di tutelare il patrimonio di piante e alberi alimentari selezionati nel corso dei millenni da centinaia di coltivatori.
Ho visto diverse varietà di piante e assaporato alcuni frutti della terra. Il pezzo forte di questo angolo di paradiso sta nelle emozioni.
Nei giardini si ha la possibilità di vivere un’esperienza unica, una di quelle che ti scava nel profondo fino a toccare le corde dell’anima.
Nel cuore della Valle è presente un vero e proprio labirinto di lavande che custodisce al centro l’albero della pace, un albero di cachi, l’unico, sopravvissuto alla bomba atomica di Nagasaki del 1945.
Si parte dall’estremità del labirinto fino a raggiungerne il cuore. Un percorso da fare rigorosamente in silenzio, riflettendo e meditando.
Ho voluto vivere pienamente questa esperienza. Man mano che mi avvicinavo all’albero della pace, ho percepito una sensazione di leggerezza.
Il continuo volteggiare tra i 400 metri di sentieri di lavande, il venticello che ti accarezza il viso, mi ha permesso di liberarmi di quella sensazione di pesantezza per beare di una pace interiore alla fine del percorso.
Un viaggio alla scoperta dell’animo umano: dalla crudeltà alla consapevolezza del rispetto. Un’emozione che ricorderò per sempre.
Terminata la visita ai Giardini di Pomona è arrivato il momento di tornare in albergo per l’ultimo pranzo.
Tra abbracci, saluti e malinconia, lasciarsi è stato davvero molto difficile.
Si sa! Le cose belle durano sempre poco e, forse, è meglio così. Questo ci consente di viverle in maniera totalizzante e profonda fino a quando diventano parte di noi.
Dopo aver gustato l’ultimo pranzo e salutato i miei compagni di viaggio, sono risalito in macchina e sono partito per rientrare a casa.
Incontri che lasciano il segno
Anche se non si direbbe, sono una persona super timida. Ho grandi difficoltà a fare il primo passo e in un contesto di gruppo, in cui non conosco nessuno, sono sempre quello che sta in disparte con la testa piegata sullo smartphone.
Oltre all’entusiasmo iniziale dato dalla partenza, non nascondo che avevo un pò di timori. Mi chiedevo: “Cosa mi regalerà questa esperienza a livello umano?”, “Farò amicizia?”, “Saranno persone “alla mano”?”.
Posso dirti la verità? È stata una bellissima sorpresa.
Durante questo viaggio non ero da solo. Ero in compagnia di Luigi Martina, Elisa Intermite e Angelo Liuzzi. Ho avuto la fortuna di conoscere persone semplicemente straordinarie.
Superati gli imbarazzi iniziali, in pochissime ore, abbiamo raggiunto un livello di complicità che non mi aspettavo. Sembrava di conoscersi davvero da una vita.
Abbiamo riso, scherzato, parlato delle nostre esperienze di vita, ci siamo confrontati ed esposto il nostro lato più profondo, anche quello più fragile e nascosto.
Difficilmente si creano delle sinergie così forti, quella chimica che rende il viaggio un’esperienza unica e indimenticabile.
Sul libro delle presenze presso la struttura Alberganici, carico delle emozioni di quei giorni, ho lasciato questo pensiero:
“Alla scoperta delle origini, la bellezza delle emozioni, i sorrisi di chi, pur non conoscendosi, si identifica in un gruppo che diventa famiglia”.
Noi eravamo quelli di “Menti deviate”. Un po’ pazzi, ma con la felicità di essere noi stessi, insieme.
Questo progetto, come ti dicevo all’inizio, è un’esperienza a 360 gradi.
Vieè – Photo Experience non è solo scoperta del territorio ma anche un momento di condivisione e crescita.
Conclusione
Siamo giunti alla fine di questo racconto.
Non ti nascondo che ho impiegato un po’ di tempo per scrivere questo articolo. Rivivere tutti i momenti di questo straordinario weekend non è stato assolutamente facile.
Come avrai potuto notare, ho avuto la possibilità di vedere e scoprire tantissime cose, una full immersion senza sosta tra bellezze, avventure ed emozioni.
È un’esperienza da provare?
La mia risposta è: assolutamente si! Se potessi, partirei di nuovo in questo preciso momento.
I tour proposti da Vieè sono organizzati nel minimo dettaglio con grande meticolosità. Nulla è lasciato al caso.
Ogni percorso è stato studiato ad hoc per abbracciare diverse tipologie di turismo: da quello lento, amante del relax a quello avventuroso che strizza l’occhio ad esperienze adrenaliniche.
Il team di Vieè è una forza della natura, capace di regalare un weekend unico che ti porterà alla scoperta della mia amata Puglia, ripercorrendo le orme della nostra storia, delle tradizioni, e dei sapori.
Una grande famiglia pronta ad accoglierti e ad accompagnarti in questo straordinario viaggio.
Dal profondo del cuore, ringrazio nuovamente tutto lo staff di Vieè per l’opportunità, l’impeccabile ospitalità e per avermi regalato questa straordinaria esperienza.
Mi sono sentito davvero a casa. Non ci sono parole per esprimere i sentimenti che ho provato in quei giorni e che provo ancora oggi a distanza di tempo.
Tra le parole di questo articolo ho provato a racchiudere tutto ciò che ho vissuto in questi fantastici giorni.
È stata davvero una grande avventura, scandita dal canto della natura, dalle risate, da momenti indimenticabili.
Un pezzo del mio cuore è custodito nella nostra stupenda Valle d’Itria.
Itinerario
Vieè – Valle d’Itria Photo Experience
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